CORPUS DOMINI anno C
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CORPUS DOMINI anno C

Gesù si fa mangiare

Lc 9,11b-17

Da ogni brano evangelico traspare in controluce il mistero della morte e risurrezione di Gesù. Nel vangelo di oggi troviamo più specificatamente la profezia della morte e risurrezione del Signore: l’Eucarestia. In esso sono presenti tutti gli elementi della Messa così come viene celebrata ogni giorno nella Chiesa Cattolica. Il centro del brano, infatti, sono le parole della consacrazione: Gesù «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai suoi discepoli perché li distribuissero alla folla».  

I protagonisti della celebrazione sono: la folla, i discepoli, i Dodici con Gesù al centro. Molte persone sono accorse a Betsaida radunate dall’annuncio fatto dagli apostoli nella loro prima esperienza di evangelizzazione, portata a compimento da soli, cioè senza la presenza fisica di Gesù (v.10). I missionari avevano lavorato egregiamente dato che un sacco di gente si era messa di buona lena a seguire il Maestro (v.11). Gesù accoglie tutti, parla loro del Regno di Dio e guarisce le loro infermità. È la liturgia della Parola, la prima parte della Messa. Dio è sensibile al grido di dolore dell’umanità e fa entrare la sofferenza nel suo cuore. Se ne fa carico, la accoglie. Abbraccia l’umanità ferita. «Ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido. Conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo» (Es 3,7-8). Quando Dio apparve a Mosè nel roveto ardente aveva già in mente la sua incarnazione in Gesù, la sua venuta definitiva sulla terra, in mezzo alle sofferenze degli uomini. Prima di tutto Gesù guarisce tramite la sua Parola: «Non li guarì né un’erba, né un unguento, ma la tua parola, o Signore, che tutto risana» (Sap 16,12). La gente che segue Gesù, sta insieme con Lui, riconosce in Lui il vero Pastore che si prende cura di loro: «Andrò in cerca della pecora perduta, fascerò quella ferita e curerò quella malata» (Ez 34,16). La Parola seminata nei cuori dagli apostoli aveva creato in loro il desiderio di cercare il Signore. Per questo si sono messi in cammino. Li aveva anche resi capaci di riconoscerlo come loro Pastore e Guida, capaci di ascoltarlo e accoglierne l’insegnamento salutare. Il loro cuore si era riscaldato, era diventato ardente come lo sarà quello dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,32). Per questo la gente indugiava, volendo ancora stare con Gesù, nonostante il giorno cominciasse a declinare. La Parola era diventata Luce per i loro passi: non temevano più le tenebre della notte. Gesù decide di farla diventare anche cibo per il loro cammino, affinché non sentissero il bisogno di cercare altrove ciò di cui nutrirsi. Però nella sua “azione pastorale” decide di coinvolgere anche i suoi apostoli. Per questo li spinge a guardarsi intorno (meglio sarebbe se si guardassero dentro!), per cercare cibo per la gente: «Voi stessi date loro da mangiare!».  Ma gli apostoli non hanno ancora compreso la prospettiva del loro Maestro. Hanno ancora bisogno di stare alla sua scuola. Infatti, con molta delicatezza, l’evangelista fa notare che per Gesù continuano ad essere “discepoli” (v.14). Gli viene chiesto il poco che hanno (che sono!) per fare il miracolo. Loro indugiano, pensando che, forse, possono comprare quello che gli manca. Non hanno ancora capito la dottrina della gratuità, del dono, che gli viene dal loro Maestro. Lui donerà sé stesso per sfamare tutta quella gente e, poi, tutta l’umanità. E così impareranno a fare anche i suoi discepoli, in memoria di Lui, per rendere perpetuo e sempre attuale il suo Dono.

Ancora Gesù insegna ai suoi a «far sedere (gli invitati) a gruppi di cinquanta» (v.14). Solo radunandoli in comunità dalla misura umana (le parrocchie!) potranno imparare a guardarsi negli occhi, a sentirsi fratelli, solidali gli uni con gli altri, come in famiglia. I credenti sono chiamati a formare la Chiesa, famiglia di famiglie, secondo le indicazioni degli apostoli, eletti da Gesù, docili alle sue indicazioni. Così, tutti disposti in piccole comunità, uniti nell’unica Chiesa, sono pronti per ricevere il miracolo. Gesù prende il poco che l’umanità gli offre, ci mette dentro sé stesso e tutto l’amore del Padre, con la potenza della Spirito Santo, e trasforma la sua Parola, il Verbo di Dio, in cibo per noi. In modo che la Parola annunciata potesse essere ora, anzi da ora in poi, anche mangiata. L’Eucarestia è la Parola di Dio incarnata, resa visibile, toccabile, mangiabile.

Non si esaurisce mai ed è per tutti quelli che si avvicineranno a Gesù e alla sua Chiesa: “Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste”. Dodici ceste, cioè una per tribù e una per ogni tempo: da donare a tutti per sempre!

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