SS. TRINITA’ anno C
SS. TRINITA’ anno C

SS. TRINITA’ anno C

Nello Spirito Santo, Gesù ci rende suoi fratelli,

figli dello stesso Padre

(Gv 16,12-15)

Nella domenica dedicata alla SS. Trinità, la liturgia ci propone un brano evangelico che parla soprattutto dello Spirito Santo. Eppure, a noi sembra che lo Spirito Santo sia proprio quello che ci confonde le idee quando pensiamo alla SS. Trinità: tutti sanno cos’è un padre; tutti sanno cos’è un figlio; ma lo Spirito Santo che cos’è? Anzi, chi è?  Ecco, abbiamo capito perché il vangelo di oggi ci parla soprattutto di Lui! Gesù stesso ci presenta lo Spirito attraverso il suo agire nei confronti dei discepoli. Prima di tutto, il Signore afferma che ci sono cose “pesanti” che deve ancora rivelare ai suoi. Forse noi, a distanza di qualche tempo, potremmo anche supporle: guardiamo alle grandezze e alle miserie della Chiesa nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Come poteva Gesù sovraccaricare di un “peso” tanto grande la prima generazione cristiana? Ma ci assicura: «Verrà lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà a tutta la verità». Infatti, vediamo una mano provvidente che guida tutta la storia della Chiesa, trasfigurandola e portando avanti, progressivamente, in essa il disegno divino di salvezza per tutta l’umanità. Lo Spirito che è presente e agisce nel cuore e nella vita dei discepoli è chiamato “Spirito della verità”, perché egli conduce i credenti verso la piena appropriazione della verità del Figlio («Io sono la via, la verità e la vita» Gv 14,6). Dunque, lo Spirito Santo non è semplicemente veritiero perché non racconta le bugie, ma è Spirito della Verità, cioè Spirito di Cristo. Cristo, presente nello Spirito, viene riversato nei nostri cuori, come dice S. Paolo nella seconda lettura di oggi (Rm 5,5). I cristiani non sono lasciati soli nell’impatto con le cose “pesanti” presenti anche nel cuore della Chiesa, perché sostenuti dal Consolatore e Avvocato di difesa, il Paraclito, la cui presenza è garantita da Gesù in persona.

Lo Spirito ascolta, dice, comunica (tradotto con “annuncia”). Con questi tre verbi Gesù esprime l’azione dello Spirito Santo depositato nell’interiorità dei credenti. Lo Spirito Santo attinge tutto dal patrimonio, dal tesoro che è la Persona del Figlio e tutto riversa in noi. Due verbi, “ascoltare” e “dire”, sono in riferimento alla Parola, al Vangelo. Il “comunicare” è in riferimento al frutto della Parola, che è la conoscenza reciproca, la relazione, l’amore, la comunione. L’espressione “cose che verranno” (“cose future”) non si riferisce tanto ad avvenimenti futuri profeticamente annunciati, né a visioni apocalittiche, ma all’amore del Padre, alla vita divina presente nel Padre e nel Figlio, alla gloria che ci viene donata nella comunione con Loro. Se noi leggiamo la Parola di Dio senza lo Spirito Santo, essa rimane lettera morta, sterile, inefficace. Non serve a niente. Se noi, invece, ci accostiamo ad essa invocando prima lo Spirito Santo, essa diventa viva, efficace, feconda. Come il pane e il vino che dopo l’epiclesi (invocazione dello Spirito fatta dal sacerdote nella preghiera eucaristica) diventano corpo e sangue di Cristo e noi possiamo nutrirci del nostro amato Salvatore sotto le specie eucaristiche; così lo Spirito, invocato con fede, trasforma la lettera del Vangelo in presenza viva di Cristo e trasforma la nostra misera esistenza nella sua immagine gloriosa, ci rende veramente cristiani.

«Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo comunicherà». Lo Spirito Santo non è il successore di Gesù. Niente e nessuno sostituisce Gesù e la salvezza che ci provengono da Lui. L’azione dello Spirito si fonda sull’opera antecedente di Gesù ed è diretta all’appropriazione, da parte dei discepoli, della verità che riguarda il Figlio e verso il suo riconoscimento da parte del mondo. Il compito dello Spirito, dunque, consiste nel dispiegare tutte le potenzialità presenti già nella persona e nella missione di Gesù. Lui lo interpreta in noi esistenzialmente, applica la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore che (il Padre) manifestò in Cristo quando lo risuscitò dai morti (Ef 1,19-20).

Concludendo il vangelo e le due letture di oggi ci manifestano la Trinità come famiglia divina tutta dinamica e traboccante di amore, completamente intenta a rendere felice la sua creatura più debole e per questo più amata: l’essere umano. Padre, Figlio e Spirito Santo vivono ponendo le loro delizie tra i figli dell’uomo(Pr 8,31).

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