«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»
Gv 14,23-29
Ogni volta che Gesù parla di amore ci sentiamo toccati nell’intimo. Siamo coscienti che non si tratta di un semplice, instabile sentimento o di una turbolenta, inconcludente passione e pensiamo alle sue parole: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Ricordiamo quanto è stata esitante la risposta di Pietro quando Gesù gli ha rivolto la decisiva domanda: “Mi ami tu di più di tutto questo?” (Gv 21,15), più della tua stessa vita? Chiediamocelo anche noi ogni tanto: “Amo io Gesù più di tutto quello che ho, più di tutto quello che sono? Sono disposto a dare la vita per il mio più grande Amico?”. “Se uno davvero mi ama…” esprime non il dubbio, ma l’attesa di un evento desiderato, sperato. Gesù ha fiducia in noi e spera che il nostro amore per Lui ci sia. Il tempo presente del verbo ‘amare’ (agapao) indica l’azione che si sta svolgendo ora, con tendenza a durare nel futuro. Oltre che con ‘amare’ il verbo agapao può essere tradotto con ‘avere particolarmente caro’ ‘prediligere’. Gesù sta pensando che l’amore di predilezione che è nato nel cuore dei suoi discepoli sia destinato a perdurare nel tempo e coinvolga tutto il loro essere. “…osserverà la mia parola”: l’amore per Gesù è fattivo e spinge ad agire. Chi lo ama custodisce la sua parola, la conserva, se ne imbeve, da essa si lascia trasformare. E lo fa in modo continuativo. Il “logos” (= Parola) al singolare indica il messaggio di Gesù che forma un insieme omogeneo e concreto, da accogliere in blocco (non solo i settori che ci sono più graditi!). “Mio Padre lo amerà”: è una dichiarazione certa. Sicuramente il Padre ama colui che, a sua volta, predilige Gesù e conserva la sua parola. Ci si sarebbe aspettati una reciprocità da parte di Gesù (io amo Lui, Lui ama me). Invece Egli ci rivela che il Padre è direttamente e personalmente coinvolto nel flusso del suo amore (“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò). Gesù è venuto al mondo a causa dell’amore del Padre per gli uomini. Il suo compito è quello di dare la possibilità ad ognuno di mettersi dentro il flusso di amore che proviene dal Padre e a Lui ritorna (Gv 3,16). “Verremo a lui e faremo dimora presso di lui”: il cambiamento di persona (prima plurale) sottolinea l’unione fra il Padre e il Figlio che agiscono insieme in favore del discepolo. “Fare dimora” equivale al nostro ‘fermarsi a vivere, ad abitare’. “Presso di lui” vuol dire così vicino da essere a portata di mano. Il luogo della presenza di Dio (shekinah in ebraico) che era l’Arca dell’Alleanza nell’Antico Testamento, per noi è diventato il corpo di Gesù (Gv 1,14). In Gesù ogni cristiano diventa shekinah di Dio, tempio della sua presenza, tabernacolo vivente. Mettitelo bene in testa: in casa tua c’è Dio, in te c’è Dio. Dio ti ha scelto come luogo della sua abitazione permanente. “Chi non mi ama, non osserva le mie parole”: secondo lo stile orientale, Gesù dice in forma negativa ciò che aveva già affermato in forma positiva. Molte volte rivolgendosi ai Giudei, dichiara che essi non accolgono la sua parola. In Gv 8,37 in particolare c’è un’espressione che richiama direttamente, per contrasto, quella appena vista: “La mia parola non trova posto in voi”. Nel cuore indurito dall’incredulità e dall’assenza di amore (8,42) Gesù non riesce a farsi spazio. “Il Paraclito, lo Spirito Santo… vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”: Gesù ha manifestato tutto sé stesso attraverso la sua vita terrena e le sue parole (Gv 20,31). Dopo che Lui se ne sarà andato, lo Spirito Santo riceverà l’incarico di continuare a rivelare, non qualcosa di nuovo, ma lo stesso Gesù e il suo insegnamento. Lo Spirito Santo non porterà nessuna nuova rivelazione, ma la tradurrà per la nostra vita, sintonizzerà gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi con il vangelo. “Vi richiamerà alla memoria tutte le cose che io vi ho detto”. Lo Spirito Santonon ci potrà richiamare alla memoria niente se noi non avremo immagazzinato la Parola, se non avremo fatto del vangelo la nostra dimora. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace…”: la comunione intima e duratura con Gesù, il Padre e lo Spirito Santo ha come effetto la pace. C’è una radicale differenza tra la pace che dà il mondo e quella di Gesù. Il mondo può solo, nella migliore delle ipotesi, augurarsela, cercando (invano!) di raggiungerla. Gesù invece la dona, la crea nel cuore e nella vita dei suoi discepoli. Queste parole sono per noi che spesso ci sentiamo turbati dalle circostanze nelle quali viviamo. La sua Parola ci ricorda che nel nostro cuore, nella profondità del nostro essere, Lui ha deciso di abitare con il Padre e lo Spirito Santo che sono la nostra Pace.