«Andate! Ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi!»
(Lc 10,1-12.17-20)
Mentre Gesù ha deciso fermamente di dirigersi verso il luogo della sua Passione, Gerusalemme (Lc 9,51), tutti i discepoli sono coinvolti e spinti a seguirlo nella difficile ascesa, esortati a non tirarsi indietro e a fare le scelte e le rinunce radicali che sono necessarie per essere veramente suoi seguaci (Lc 9,52-62). Ora Gesù fa qualcosa di inaspettato: manda una settantina di discepoli in missione. I Dodici avevano già fatto questa prima esperienza di evangelizzazione (Lc 9,1-2). Ma ora l’invio riguarda tutti gli altri che non sono Apostoli! Per noi è molto utile sapere che l’annuncio del Regno non è compito solo degli Apostoli e dei loro successori (i vescovi), ma è compito di tutta la Chiesa, di tutta la comunità cristiana. La Chiesa è evangelizzatrice nelle sue fondamenta («Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» Ap 21,14), ma anche in tutta la sua costruzione. Ogni sua pietra è una pietra viva e forma un «sacerdozio regale, un popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere ammirevoli» (1Pt 2,4-9). Il numero settanta (o settantadue) indica proprio tutte le nazioni pagane alle quali i cristiani sono inviati. Se si vuole camminare insieme con il Signore, la strada della Passione contiene anche l’evangelizzazione; la testimonianza della vita, ma anche l’annuncio della Parola. Gesù invia i discepoli due a due, perché comincino già da subito a far comunità – famiglia, a solidarizzare, ad aiutarsi. Li manda davanti a sé, come dei precursori, perché gli preparino la strada. In ogni città e luogo dove stava per recarsi: l’azione degli evangelizzatori è capillare. Ovunque c’è l’uomo, lì vuole arrivare Gesù per mezzo dei cristiani. Ma gli operai (cioè i cristiani che lavorano!) sono pochi. Qual è la soluzione? Prima di tutto: «Pregate!». Il che suppone aver capito l’importanza e l’urgenza dell’evangelizzazione. Ma soprattutto aver capito che tutto parte da Dio, è suo dono. Un dono che va impetrato, non si dà per scontato. Tutto dipende da Dio e dalla nostra preghiera.
«Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi»: il regno di Dio non si impone con la violenza, né con mezzi potenti. Il potere dell’Agnello è la sua capacità di offrirsi in sacrificio. L’Agnello vittorioso è quello immolato: «L’Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza» (Ap 5,12). Altro che far scendere un fuoco dal cielo e fulminare tutti (Lc 9,54)! I discepoli di Gesù sono un esercito di agnelli. Per quanti siano, rimangono sempre agnelli. Non diventano mai lupi. Né devono diventarlo. E la loro forza sta nella povertà dei mezzi: né soldi (borsa), né valigia (sacca), né mezzi per spostarsi agevolmente. Chi non ha sandali e cammina scalzo è lo schiavo, come S. Paolo, schiavo di Cristo, che si sente debitore verso tutti del vangelo da annunciare. Lo schiavo di Cristo cammina scalzo su serpenti e scorpioni (v. 19), immunizzato contro il loro veleno perché riempito di antidoto. I suoi calzari, infatti, sono lo zelo, l’ardente desiderio di diffondere il vangelo (Ef 6,14): abbiamo il potere di calpestare tutta la potenza del diavolo. Nulla potrà danneggiarci (v.19).
Gesù dice anche di non fermarsi per strada a salutare: in oriente, anche oggi, salutare significa fare mille salamelecchi. Porta via un sacco di tempo. Gesù ha una certa fretta!
È importante entrare nelle case. Anche il Figlio di Dio lo fa sempre con piacere. Va a visitare le famiglie. Frequenta più volentieri la casa di Betania, o quella di Pietro a Cafarnao, che non il tempio di Gerusalemme o le sinagoghe. Egli porta prima di tutto la pace tra le mura domestiche. L’inviato che entra nelle case trova già lì i figli della pace. Ancora una volta si sottolinea che la messe è già matura e abbondante (v. 2), perché Dio ha creato l’attesa del Salvatore nel cuore degli uomini. L’evangelizzatore semina e raccoglie quello che altri hanno seminato. Nella casa si condivide la gioia di mangiare insieme.
Gesù sottolinea l’importanza di gustare l’accoglienza che viene offerta dai figli della pace, ma dice anche di non insistere presso quelli che «non vi accoglieranno». In questo caso: andarsene, senza indugio e senza piagnistei. Ma continuare ad annunciare che il regno di Dio è vicino, a portata di mano. Viene offerto. Non imposto. Quando gli evangelizzatori laici tornano pieni di gioia, Gesù svela il motivo radicale della gioia cristiana: i nostri nomi sono scritti in Cielo. Noi facciamo parte della sua Famiglia. Seguendo Gesù e camminando al suo fianco, in Lui diventiamo figli del Padre celeste e abbiamo il nostro posto assicurato in casa sua, nel Regno dei Cieli.